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Export Agroalimentare italiano

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I prodotti agroalimentari italiani, sinonimo di qualità e ricercatezza, sono richiesti ovunque nel mondo, con una domanda in costante crescita trend che riguarda quasi tutti i principali mercati e categorie di prodotti.

I mercati europei (Germania, Francia, Svezia, Danimarca), Nord America, Regno Unito e Giappone si confermano i principali mercati di riferimento per le esportazioni agroalimentari italiane.

Prodotti agroalimentari italiani più esportati

Vino
Cioccolato
Caffè
Dolci
Pasta
Panificati
Frutta e ortaggi conservati
Prodotti lattiero-caseari
Salumi

Un elemento strategico per lo sviluppo commerciale duraturo sui mercati esteri è l'identificazione e la scelta dei canali più adatti per "portare" il prodotto enogastronomico sul mercato e avviare le giuste partnership commerciali.

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Ogni mercato ha le proprie caratteristiche e preferenze di consumo: così Germania e Francia sono i primi acquirenti per quasi tutte le categorie di prodotti, mentre gli Stati Uniti richiedono soprattutto vini e olio. In Spagna l’Italia esporta pesce fresco, nel Regno Unito frutta e ortaggi conservati e gelati, in Austria cereali e riso.

Rilevanti sono anche i mercati di Danimarca, Svezia e mercati nordici in generale.

I prodotti italiani sono riconosciuti sui mercati internazionali per la loro tipicità, per le tecniche di lavorazione tradizionali e la qualità della materia prima; i consumatori esteri più attenti hanno imparato a riconoscere il prestigio della zona geografica di provenienza dei prodotti enogastronomici e le relative denominazioni (DOC, DOCG, ecc.).

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Le specialità agroalimentari italiane trovano spazio nei negozi alimentari specializzati in gastronomia internazionale, nelle delicatessen, nelle gastronomie e nelle piccole catene di negozi spesso presenti nelle città di grande dimensione, che offrono una gamma di prodotti di buona qualità e specialità tipiche.

Qui il cliente estero sa di poter trovare in assortimento i prodotti gastronomici italiani come i salumi ed i formaggi tipici, le verdure sott’olio e sott’aceto, la pasta, i sughi ed i condimenti, i dolci regionali, i vini e le birre artigianali.

I prodotti alimentari e i vini di più largo consumo trovano invece spazio nella GDO.

Il settore enogastronomico si presta ad azioni mirate per l’implementazione di strumenti di digital marketing e per l’uso delle piattaforme online per ampliare le relazioni commerciali all’estero con una strategia di marketing digitale

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Per supportare la tua azienda nello sviluppo export, i Local Country Manager di INFORMEST Consulting, già inseriti nella struttura distributiva nei diversi mercati esteri, individuano i canali distributivi adeguati ai tuoi prodotti, avviano i rapporti commerciali con i potenziali buyers, gestiscono i listini prezzi e l’invio delle campionature, verificano le certificazioni eventualmente richieste dalle singole normative per l’immissione del prodotto sul mercato.

Le azioni realizzate dai Local Country Manager possono includere anche momenti di degustazione, organizzazione delle visite dei buyers alla tua azienda per conoscere in modo diretto la produzione, la partecipazione a fiere internazionali o eventi B2B internazionali, azioni rivolte al miglioramento del packaging, ecc.

Per supportare l’ingresso della tua azienda in un nuovo mercato utilizziamo strumenti digitali non solo per reperire dati e informazioni del mercato (competitors, prezzi, abitudini di acquisto dei consumatori) ma anche per azioni di marketing finalizzate a promuovere la tua azienda sul mercato estero e far conoscere i tuoi prodotti ai nuovi potenziali clienti.

Settori export

La Francia e la Germania sono i principali acquirenti di prosciutto crudo provenienti dall’Italia. Anche Regno Unito e Austria rappresentano mercati con una quota percentuale rilevante sul totale delle esportazioni italiane. Mercati strategici più lontani sono invece il Canada, gli Stati Uniti, il Giappone, la Federazione Russa ed il Sud Africa.

La Germania importa dall’estero salsicce, salami, prosciutti secchi o affumicati, prosciutti freschi o refrigerati, i prosciutti congelati e le preparazioni o conserve di prosciutto. Le principali tipologie di prodotti italiani esportati in Germania risultano essere le salsicce, i salami e i prodotti simili, con una quota dell’83% del valore complessivo dell’import tedesco del settore, seguiti da conserve di prosciutto, prosciutti non disossati secchi o affumicati, prosciutti non disossati freschi e, infine, prosciutti congelati.

L’importazione in Germania da Paesi dell’Unione Europea è libera e non sono richiesti particolari documenti d’importazione.

Tutti i prodotti venduti in Germania devono essere etichettati seguendo il regolamento comunitario europeo ed etichettati in lingua tedesca.

L’Italia è leader nella fornitura di funghi sott’olio in diversi mercati UE: Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera, Belgio.

Per quanto riguarda il mercato della Germania, l’Italia è il secondo Paese esportatore di funghi preparati o conservati, dopo la Cina e prima della Bulgaria; si tratta del 27% circa delle importazioni totali del Paese con un trend in crescita. Questo significa da una parte la presenza di un elevato numero di potenziali clienti finali interessati ai funghi di provenienza italiana, ma anche la presenza di competitors sul mercato sia locali che esteri.

Il consumo di funghi in Germania è cresciuto negli ultimi anni sia per l’attenzione dei consumatori verso l’aspetto salutistico del prodotto (varietà di minerali, vitamine e basso livello di calorie), sia per la crescente tendenza vegetariana e vegana tra la popolazione tedesca. I principali funghi consumati sono i funghi prataioli bianchi e marroni, i finferli e i funghi porcini. I funghi conservati sono per lo più consumati come alimenti pronti, principalmente come antipasti o come ingrediente nella preparazione di piatti freddi come l'insalata. I funghi secchi vengono consumati più raramente, poiché tendono ad essere piuttosto costosi, ma il loro gusto concentrato li rende favoriti per la preparazione di zuppe, stufati e salse, ed anche come spuntino in una forma di patatine di funghi secchi.

L’Europa rappresenta il principale mercato per l’export italiano nel settore di riferimento con una quota di oltre il 70% sul totale delle esportazioni italiane. Germania, Francia e Regno Unito rappresentano mercati con giri d’affari di importanza significativa per i prodotti caseari italiani; mercati strategici geograficamente più lontani sono invece gli Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia.

In Danimarca, come in tutti i Paesi Nordici, i prodotti gastronomici tipici Made in Italy sono molto apprezzati. Il consumatore danese è interessato a prodotti alimentari che offrano certezza di origine e garanzie di alta qualità e poi, in ordine, guarda la confezione ed il prezzo. La Danimarca si pone tra i primi dieci mercati europei importatori di formaggi provenienti dall’Italia. La domanda di formaggi italiani è stimolata dall’apprezzamento della cucina tipica mediterranea che si va diffondendo anche grazie ai viaggi in Italia ed alla presenza di italiani in Danimarca.

La popolazione danese gode di un buon potere d’acquisto e si dimostra interessata ai consumi di qualità e di alta gamma, prestando particolare attenzione al valore nutrizionale e salutistico degli alimenti. Negli ultimi anni, in Danimarca come negli altri Paesi Nordici, sta prendendo piede l’interesse verso i prodotti di origine biologica; pertanto il consumatore danese vuole avere sempre maggiori informazioni sulle origini e le caratteristiche organolettiche dei prodotti alimentari che consuma. La trasparenza, rappresenta quindi un elemento fondamentale per la vendita dei prodotti agroalimentari.

Il mercato europeo rappresenta il mercato di riferimento per l’export italiano di birra con una quota di oltre il 60% sul totale delle esportazioni italiane; altri mercati significativi per le esportazioni di birra sono Australia, Stati Uniti, Cina e Canada. Per quanto riguarda il mercato svedese, l’Italia si pone tra i primi 10 fornitori di birra a livello mondiale.

La tendenza alla crescita del consumo di prodotti di fascia premium nelle bevande alcoliche sta influenzando anche il settore della birra, ponendo attenzione alla birra di alta qualità; il trend riguarda sia la produzione domestica che i marchi internazionali, incluse le birre artigianali italiane. Negli ultimi anni si è registrato un aumento delle vendite di birre italiane attraverso il rivenditore svedese Systembolaget, società statale con il monopolio sul commercio al dettaglio di alcolici, inclusi vino e birra. Systembolaget opera come portale, raggruppando fornitori e produttori provenienti da tutto il mondo.

L’importazione di birra da Paesi dell’UE è libera e non sono richiesti particolari documenti d’importazione. Birre che contengono in volume una quantità di alcool superiore al 2,8% possono essere importate previa comunicazione all’agenzia delle entrate svedese. Le bevande alcoliche sono soggette all’IVA con aliquota al 25% e ad una specifica accisa, alkoholskatt (tassa sull’alcol), che viene applicata sia in funzione della tipologia delle bevande che in funzione della loro gradazione alcolica.

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